L’appetito vien mangiando – riconoscere i disturbi del comportamento alimentare

Stefania , hai scelto un tema molto scottante per questo podcast, è anche vero che in questo periodo di pandemia, abbiamo sentito sempre di più attraverso i social la crescente presenza di disturbi del comportamento alimentare e di obesità causati da disturbi dell’umore, costrizione a casa, chiusura di palestre e piscine e centri sportivi e anche dalla verosimile necessità di tanti ragazzi di confrontarsi con gli altri solo attraverso uno schermo che rende evidenti molti difetti che altrimenti non si sarebbero notati  . Cosa ci puoi dire a riguardo?

Si, è vero , in questo periodo purtroppo ci sono stati tantissimi casi di disturbi del comportamento alimentare, in surplus e in minus, come ci si poteva aspettare , ma nemmeno io come professionista mi sarei aspettata un boom così importante. Seguo alcuni pazienti da tempo e durante il primo lockdown purtroppo ho visto le vere difficoltà che molti di questi hanno dovuto superare, lunghissimi momenti di solitudine e di distacco dai familiari, o peggio situazioni familiari molto difficili che si sono slatentizzate, incremento degli attacchi bulimici, di bingeeating o semplicemente rifiuto completo di alimentarsi e dismorfofobie, cioè una visione alterata del proprio aspetto, tutti aspetti che diventano patologia quando condizionano la vita, impediscono la socialità o provocano complicanze a livello dell’organismo di chi ne è colpito.

Quali sono i disturbi del comportamento alimentare che hai visto crescere?

Innanzitutto ci tengo a sottolineare  che i disturbi del comportamento alimentare possono colpire  a qualsiasi età e in qualunque momento della vita, ma nell’ultimo periodo sicuramente ho avuto a che fare con molti più ‘primi casi’ in ragazzi giovani, adolescenti o giovani adulti . Non dobbiamo pensare ai disturbi del comportamento alimentare solo arrivando a vedere una persona sfigurata, visibilmente malata, con un corpo sciupato e finito dal dimagrimento come nelle anoressie nervose terminali, ma esistono disturbi del comportamento alimentari differenti, più subdoli e meno ‘riconoscibili’ nella quotidianità, dove chi ne è colpito può sembrare in salute o addirittura sovrappeso o obeso, per ciò che succede nel momento del pasto . Esistono forme franche, che possiamo identificare attraverso degli score e dei test di screening in studio, ma esistono forme definite ‘NAS’ Non Altrimenti Specificate, che però raccolgono molti sintomi e segni di vari disturbi e passano spesso inosservati .

HO visto crescere in primis le prime diagnosi di bingeeating disorders e di disturbi con compenso , e sicuramente anche se non è un disturbo alimentare che si possa identificare negli ‘elenchi’ del DSM , la fame emotiva e nervosa con abbuffate e sensi colpa . Le persone che soffrono di questi disturbi soffrono davvero, sono persone schiacciate da questo peso e dal comportamento aberrante e che spesso non chiedono aiuto perché se ne vergognano e lo fanno di nascosto. E’ importante affidarsi a un professionista in grado di affrontare un percorso adeguato per il singolo caso.

Qual  è il percorso più adeguato per i DCA?

Non c’è un percorso standardizzato , in quanto ogni persona e ogni personalità e ogni disturbo è a se, e non si può pensare di prendere un kit di cura del disturbo alimentare e sottoporlo a tutti  nello stesso modo, esistono terapie cognitivo comportamentali, caoaching nutrizionale, mindfulness e ovviamente, insieme al supporto del medico se ci fossero complicanze o pericolo di salute , è fondamentale la collaborazione tra il professionista della nutrizione e lo psicologo o lo psico-terapeuta o un centro per i DSA. Il messaggio che deve passare è che non va sottovalutato nessun comportamento aberrante rispetto alla ‘normalità’ e qualsiasi comportamento alimentare che condizioni la vita la socialità o crei preoccupazioni giornaliere è da considerarsi un disturbo alimentare e va valutato in sede professionale.